L’innesco è quella capsula posta di solito al centro del fondello nella sua sede, chiamata appunto sede di innesco( oggi la maggior parte di questi composti da miscele di stinfinato di piombo, solfuro di antimonio e nitrato di bario); tramite urto meccanico grazie al percussione si da il via al processo di sparo, infatti l’innesco è posizionato proprio sopra il foro di vampa che è in pratica il passaggio della fiamma durante la detonazione, e in successione darà il via a una deflazione dove la polvere brucia. La catena innescante è in pratica una successione di reazioni, che ha inizio con l’iniziatore che da il via alla reazione, ma non è sufficiente per il motivo che per innescare un soluzione monobasica cioè composta dal 95% di nitrocellulosa pochissime armi hanno la forza; quindi viene aggiunto un sensibilizzante così che la percussione non deve avere una forza esagerata; però non è ancora sufficiente perchè il dardo di fiamma non è abbastanza intenso per bruciare la polvere contenuta nel corpo della cartuccia, per risolvere viene aggiunto un combustibile che da si intensità alla fiamma però non abbiamo ancora una temperatura elevata per dare il via alla reazione; la soluzione è senza dubbio un ossidante che ha la funzione di aumentare la temperatura ( ovviamente aggiunto in percentuale che dipende dai componenti); poi abbiamo un legante che rende compatta la miscela e dei coloranti per un impatto visivo.
Questa detonazione innescata dalla percussione può raggiungere temperature che arrivano anche a 2000gradi, che servono a vaporizzare, questi vapori dopo lo sparo queste particelle di forma sferica( di solito composte da piombo bario e antimonio; che sono in pratica quelle che in un analisi balistica vengono considerate indicative); si attaccano ai vestiti per rilevarli in balistica forense vengono usati degli appositi kit formati da tamponi, microscopi elettronici, e altri utensili necessari alle ricerche di residui di sparo.